IL PRINCIPIO DI TUTTO
Una delle domande che spesso mi viene rivolta è: “ma tu, nel concreto, cosa fai nella vita?” e la mia risposta è sempre e comunque: “Progetto!”
Vengo da una famiglia di progettisti, mia madre è architetto e mio padre ingegnere. Entrambi hanno dedicato la loro vita alla ricerca e alla sperimentazione e mi hanno insegnato da subito l’importanza della progettualità, in qualunque ambito della vita.
Quando ho deciso di intraprendere la carriera come garden designer, mi è subito sembrato naturale applicare i dettami imparati in famiglia alla mia preparazione e, successivamente, alla mia professione.
Lavorare con le piante implica una pianificazione molto scrupolosa, a prescindere dall’aspetto estetico. Le piante sono esseri viventi e, di conseguenza, necessitano di condizioni particolari non solo per poter rispettare le aspettative ornamentali, ma anche per sopravvivere. Di conseguenza bisogna avere una grande conoscenza dell’argomento e allo stesso tempo un’esperienza pluriennale. A prescindere da ciò che si può imparare sui libri, le piante hanno le loro esigenze specifiche e una loro “personalità”, i cui dettagli si riescono a cogliere dopo anni di attento studio sul campo. Esposizione, tipologia del terreno, esigenze idriche sono solo alcuni degli aspetti di cui si deve tenere conto quando si sceglie quali piante inserire in un progetto.
Per esempio, è fondamentale conoscere le dimensioni di una pianta dopo un completo sviluppo e come si comporta se messa a dimora in piena terra oppure in un vaso, perché tutte le piante crescono in maniera differente nei diversi casi. Una pianta molto usata e che sviluppa in maniera sensibilmente diversa in base a dov’è coltivata è il Glicine, una delle mie piante preferite! Quando viene fatta crescere in piena terra e le radici riescono ad espandersi liberamente, la pianta del Glicine riesce a raggiungere in breve tempo dimensioni strabilianti. Ci sono esemplari in tutta Milano che avvolgono interamente le facciate di palazzi di grandi dimensioni, sviluppando tronchi di più di 20 metri e regalano ogni anno abbondanti fioriture, rendendo il palazzo stesso un’opera d’arte. In chiave più ridotta, ma sempre utile per la progettazione, un glicine in piena terra può essere usato come copertura di un gazebo. In massimo due stagioni riuscirà a coprire una quantità di metri quadri utili per riparare sia dal sole che dalla pioggia una decina di persone. Una delle problematiche legata alla gestione di questa pianta è il suo contenimento. Durante la stagione vegetativa, infatti, tende a produrre abbondanti getti e deve essere potata regolarmente per mantenere la forma definita nel progetto.
Com’è facile capire quindi, non è così immediato scegliere quale pianta inserire nel progetto e questo è uno di più grandi scogli con cui ci si scontra all’inizio del lavoro. Infatti, nonostante sia la prima curiosità di qualunque cliente, la tipologia di pianta è l’ultimo dettaglio che si va a definire nel progetto. Mi piacerebbe sempre avere una risposta pronta quando mi viene chiesto al primo sopralluogo, ma sarebbe avventato e davvero poco professionale fare una proposta vegetale in una fase così precoce. Quello che invece risulta sempre molto utile è un confronto con i gusti del cliente. Se ha un’idea di quello che gli piace o una pianta di riferimento, si può strutturare un progetto partendo da quella base. Non sempre i gusti e le richieste del cliente si traducono nell’utilizzo di quella specifica pianta, per esempio mi viene chiesto spesso di utilizzare ulivi in situazioni di ombra e terreni argillosi, situazione che non permetterebbe uno sviluppo sano della pianta. Ma questo è una buona indicazione su cosa si aspetta il cliente e per me è fondamentale per iniziare il processo creativo.
A prescindere dalle scelte vegetali, reputo fondamentale per la progettazione di uno spazio per conto d qualcun altro, una piena collaborazione tra le parti. Spesso bisogna accompagnare il cliente verso quello che neanche lui sa, in un percorso in cui il progettista è la guida e il cliente deve fidarsi e al tempo stesso dare input che permettano un confronto proficuo. D’altra parte, il designer deve spesso accantonare il proprio ego e mettersi al servizio del cliente, interpretando al meglio le richieste e le necessità di chi in futuro vivrà lo spazio, mettendo a disposizione il proprio knowhow e il proprio gusto per raggiungere il risultato desiderato.
Non esiste un bel giardino senza un’attenta progettazione e non esiste progettazione efficace senza un sano e continuo confronto, un’infinita ricerca e una propensione al lavoro di squadra. Proprio questo continuo mettersi in gioco su diversi fronti è l’aspetto che più mi piace del mio lavoro e sono e sarò sempre molto orgoglioso di poter rispondere “preogetto!” quando qualcuno mi domanda cosa faccio nella vita.